Benvenuta Coriana®

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Benvenuta Coriana®

La scelta varietale rappresenta la tecnica cruciale per la sostenibilità dell’olivicoltura superintensiva. L’oliveto superintensivo (SHD) è caratterizzato da due elementi fondamentali: la parete produttiva continua e la ridotta dimensione degli alberi. Solo entrambi, infatti, permettono la efficiente raccolta meccanica in continuo con scavallatrice, di 2 ore per ettaro con due soli operai. Le altissime densità di impianto, superiori a 1.200 alberi per ettaro, sono una caratteristica conseguente le prime due. Di oliveti superintensivi esistono già due generazioni: la prima e più storica (SHD 1.0) è caratterizzata da una forma di allevamento in volume con asse centrale che prevede la messa a dimora di strutture di sostegno (pali e fili) e nella quale la potatura di allevamento in campo è ancora manuale; la seconda e più recente (SHD 2.0) è caratterizzata sempre da una forma di allevamento in volume ma libera (brevettata Smarttree®) che non prevede la messa a dimora di strutture di sostegno e nella quale la potatura di allevamento in campo è meccanica fin dal primo anno di messa a dimora.

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Le problematiche legate alla meccanizzazione della potatura di produzione dell’oliveto superintensivo sono generate dalla necessità di soddisfare due esigenze conflittuali: restringere le dimensioni trasversali della chioma (altezza e larghezza) entro i limiti spaziali compatibili con le dimensioni del tunnel di raccolta e contemporaneamente conservare le branchette produttive, che invece ordinariamente sono quelle più esterne. La risposta varietale alla potatura, quindi, è il vero argomento cruciale, anche perchè, una volta introdotta la raccoglitrice in continuo, la potatura diventa l’operazione colturale più dispendiosa, potendo assorbire da sola anche la metà dei costi totali di produzione. Conseguenza: le varietà di olivo adatte ad essere coltivate secondo il sistema colturale superintensivo devono possedere precisi requisiti, produttivi e vegetativi: innanzitutto precoce entrata in produzione e produttività costante. In generale, questi requisiti sono tipici delle varietà a bassa vigoria. Quali sono ad oggi? Sicuramente Oliana® (brevettata 2012) che rappresenta oggi circa il 20% degli impianti superintensivi in produzione nel mondo; Arbequina ne rappresenta ancora un terzo, ma è in forte calo, ed Arbosana, con il 12%, in continua crescita.

Scelta varietale per l’olivicoltura SHD nel 2021.

Nell’intento di aumentare l’offerta varietale a bassa vigoria per la coltivazione in oliveti superintensivi, un percorso che l’Università di Bari ha intrapreso è stato quello del miglioramento genetico dell’olivo. Un percorso finora eccezionalmente troppo poco esplorato per l’olivo, rispetto sia all’importanza economica, culturale ed ambientale che questa specie arborea da frutto riveste, sia a quanto avvenuto per altri fruttiferi. Grazie ad un accordo di ricerca con Agromillora Research, si è proceduti ad una serie di incroci controllati, utilizzando soprattutto Arbosana come parentale portaseme. Tra l’altro, tale percorso è risultato un esempio notevole di valorizzazione del germoplasma autoctono a rischio di erosione genetica. Infatti, prima dell’accertamento della piena adattabilità al modello SHD, Arbosana era un genotipo di olivo addirittura a rischio di estinzione: nel 1995, solamente 200 alberi sopravvivevano nel Penedés (Spagna), dove essa è originaria. Oggi, Arbosana e le sue ‘figlie’ (Sikitita®, Oliana®, Lecciana®,…) costituiscono quasi i due terzi della scelta varietale mondiale, con milioni di alberi impiantati ogni anno.

Cultivar a diversa vigoria a confronto

In vivaio si sono selezionati i semenzali in funzione della precocità di produzione, della vigoria e della resa in olio. Successivamente, in campo sono stati valutati gli incroci più interessanti per la resistenza alle fitopatie chiave per l’olivo (occhio di pavone, mosca, rogna) e per la qualità dell’olio estratto. Si è giunti, infine, ad una popolazione di selezioni pre-commerciali che sono state valutate in aziende ordinarie convenzionate, in differenti areali pugliesi. Il primo ‘frutto’ di questo lavoro è stata Lecciana® (privativa vegetale EU 2017 e US 2019), il primo genotipo di origine italiana (padre Leccino) adatto per la coltivazione dell’olivo in impianti SHD e che possiede i parametri sia produttivi che vegetativi rispondenti al modello richiesto. Ad è oggi diffusa per quasi il 20% dei nuovi oliveti SHD nel mondo. Lecciana® è la prima cultivar da olio con parentale italiano che si possa adattare a pieno agli impianti superintensivi, consentendo di ottenere riduzione dell’80% dell’impiego di manodopera agricola specializzata rispetto ai migliori impianti intensivi.

La seconda selezione per la quale abbiamo chiesto il deposito del brevetto è stata Olidia®, figlia di Arbosana e di Koroneiki (privativa vegetale UE 2021). Questa nuova cultivar sarà presentata al pubblico a breve. Olidia® è una varietà adatta per la coltivazione dell’olivo in impianti SHD che possiede i parametri sia vegetativi che produttivi rispondenti al modello richiesto: vigoria bassa, inferiore a Lecciana®; portamento eretto e chioma di buona densità; entrata in produzione precoce, al 2°-3° anno. L’epoca di raccolta ottimale cade nella prima decade di novembre: in questa fase di maturazione i frutti posseggono rese in olio anche di tre punti percentuali superiori ad Arbequina ed Arbosana. L’olio di Olidia®, estratto in questa epoca di raccolta, possiede ottime caratteristiche sensoriali. In particolare, sono alte le mediane soprattutto del fruttato e del piccante. Da evidenziare, infine, il buon contenuto di polifenoli dell’olio di Olidia® supera quelli di Lecciana®; ciò allunga la shelf-life degli oli e permette di estrarre oli nutraceutici che rientrano pienamente nel claim salutistico dell’EFSA.

Frutti ed endocarpi di Coriana®

Questa è il secondo ‘frutto’ del programma di miglioramento genetico in atto. È già in osservazione, infatti, un’altra selezione pre-commerciale molto interessante anche per la produzione di olive da mensa e che sarà licenziata questa primavera.

I sistemi SHD di coltivazione sono anche chiamati “Sistemi sostenibili ed efficienti”, o SES, perché usano al meglio le risorse naturali, come suolo e acqua, e gli altri input agronomici, come fertilizzanti e trattamenti fitosanitari. I sistemi colturali olivicoli SHD-SES richiedono, tuttavia, tre requisiti indispensabili, irrinunciabili: mentalità imprenditoriale, mentalità frutticola, assistenza tecnica specializzata.

Mentalità imprenditoriale, vuol dire avvicinarsi all’olivicoltura come ad una qualsiasi attività produttiva, che calcola tempi di ritorno dei capitali investiti, tasso di rendimento interno, durata dell’investimento, altrimenti nessuno troverà più interesse ad investire in questo settore agricolo.

Mentalità frutticola, vuol dire applicare anche all’olivicoltura le regole che valgono per le altre colture arboree da frutto, prime fra tutte scelta varietale, durata dell’impianto, gestione colturale.

Assistenza tecnica specializzata, vuol dire non improvvisare nella progettazione, nell’impianto, nella gestione dell’oliveto, ma affidarsi alle competenze degli agrotecnici e degli agronomi, le uniche figure professionali capaci di rendere razionale l’attività agricola.

Senza uno solo di questi ingredienti, il modello superintensivo non è sostenibile.

 

 

 

 

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