Condizioni edafo-climatiche
Introduzione
L’ulivo è un albero rustico, molto resistente alla siccità, tollerante alla salinità, resistente ai terreni calcarei, poco fertili e superficiali e che resiste a un clima semi-arido. In queste condizioni ha una produzione bassa e alternata. In casi di estrema siccità però viene indotta la produzione di fiori maschili, che potrebbe compromettere gravemente la produzione.
È una pianta che ha bisogno di luce, se carente la formazione di fiori viene ridotta o a causa dell’insufficienza di assimilati sotto l’ascella delle foglie viene ridotta la loro vitalità. Al contrario, se l’olivo viene coltivato in terreni fertili, irrigato da piogge a sufficienza e la vegetazione viene regolata, si riduce l’alternanza e la produzione aumenta.
Nella coltivazione in terreni non irrigati in zone con precipitazioni tra 400 e 600 mm e se la pioggia cade nel periodo tra la fioritura (aprile e maggio) e la maturazione dei frutti (novembre), si possono ottenere raccolti tra le 4 e le 7 tonnellate di olive per ettaro, equivalenti in molte piantagioni a 800-1100 kg di olio per ettaro. Questa quantità di piogge garantirà buona crescita vegetativa ed un buon potenziale produttivo per l’anno successivo.
Terreno, acqua e clima
Quando non c’è irrigazione sufficiente a rifornirsi dell’acqua necessaria nei momenti critici l’olivo dipende dalla riserva idrica del suolo. Questa riserva sarà determinata dalla capacità di immagazzinamento idrico del terreno, che è direttamente proporzionale alla profondità delle radici, alla struttura e consistenza del terreno, al contenuto di sostanza organica e al contenuto di calcinazioni (foto 2).
Tutti questi fattori agiscono direttamente individualmente e contemporaneamente come parte di un insieme.
La disponibilità di acqua per la pianta in un determinato momento sarà determinata dalla pioggia effettiva accumulata durante l’anno e dall’evapotraspirazione della piantagione; questi due fattori determinano la quantità di acqua disponibile nel terreno nel corso dell’anno e il periodo di tale disponibilità, poiché è possibile stabilire un bilancio idrico teorico mensile e settimanale. La differenza tra pioggia e pioggia effettiva viene determinata in funzione della quantità delle precipitazioni.
- Si considera pari a 0 mm di pioggia effettiva la pioggia minore di mm7 .
- Si considera del 50 % se le precipitazioni vanno dai 7 ai 12 mm e del 100 % se la pioggia è superiore ai 12 mm.
I grafici nº 1 e nº 2 indicano la distribuzione e le differenze tra pioggia totale e pioggia effettiva durante il 2018 e il 2019 a Lleida.
La quantità e la tempistica delle precipitazioni sono un fattore imprevedibile che non possiamo controllare, la distribuzione e la quantità annuale variano in ciascuna zona ogni anno, alcuni anni al di sopra o al di sotto della media statistica.
I dati meteorologici disponibili devono essere analizzati per l’area specifica della piantagione, in molti casi avremo i valori medi delle precipitazioni, ma è importante conoscere anche i massimi e i minimi, ad esempio le precipitazioni medie possono essere di 500 mm, ma potrebbero esserci anni con precipitazioni superiori a 800 mm e altri anni con 200 mm. Nell’esempio precedente, nel 2018 le precipitazioni totali sono state di 542 mm e gli effettivi 426 mm, ovvero solo il 79% di pioggia effettiva. Al contrario, nel 2019 i valori erano rispettivamente 347 mm e 243 mm, con il 70% della pioggia effettiva totale.
Tra il 2018 e il 2019 si osserva una differenza del 37% rispetto alla pioggia totale e del 43% rispetto alla pioggia effettiva.
L’evapotraspirazione è determinata da diversi fattori climatici: irradiazione solare, vento, umidità e temperatura. Di questi, l’irradiazione solare è senza dubbio l’elemento più importante nell’evaporazione dell’atmosfera e di conseguenza dell’evapotraspirazione. L’intensità dell’evapotraspirazione dipende dall’umidità del terreno, dall’età degli ulivi e dalle condizioni climatiche. L’evapotraspirazione potenziale (ETo) è la perdita di umidità subita dal terreno per evaporazione più la perdita di acqua per traspirazione dell’ulivo in condizioni di copertura ideali. I dati per calcolare l’ETo sono ricavati dai dati climatici delle reti di stazioni meteorologiche locali o della tenuta stessa.
Conoscendo i dati climatici dell’area, attraverso la formula di Peanman Monthei è possibile calcolare i valori Eto; esistono programmi informatici che consentono di calcolare facilmente questi valori, i valori Eto verranno corretti in base al coefficiente di coltivazione Kc.
Si osserva che i valori rispettivamente di 933 e 938 mm sono molto simili.
Nei terreni non irrigati è necessario disporre di una buona strategia di controllo dell’evapotraspirazione, fattore chiave nel risparmio dell’umidità del terreno che può essere controllato. Con adeguate strategie di gestione, anche da terreni non irrigati si possono ottenere importanti produzioni dal punto di vista quantitativo e qualitativo dalle quali si possono ottenere degli oli extra-vergine molto interessanti.
Bilancio idrico
Il bilancio idrico deriva dalla differenza tra la quantità di acqua incorporata e quella persa nel suolo in un determinato periodo di tempo.
Nella coltivazione di terreni non irrigati, l’apporto idrico alle radici proviene dalle precipitazioni e, in misura molto minore (e in casi specifici) attraverso le falde acquifere e il deflusso delle acque dalle aree più alte. Le cause della perdita di acqua sono l’evaporazione attraverso la superficie del suolo, la traspirazione della coltivazione e in alcuni casi (eventi di pioggia abbondanti, maggiori della capacità di accumulo del suolo) alla percolazione profonda, cioè l’infiltrazione dell’acqua sotto la zona della radice.
I processi di evaporazione e traspirazione della coltivazione sono difficili da quantificare separatamente poiché si verificano simultaneamente, ecco perché si fa riferimento al processo di evapotraspirazione (ET).
Il bilancio idrico per ogni appezzamento non irrigato viene determinato nel modo seguente:
Ogni appezzamento avrà una caratterizzazione specifica del terreno per determinare le proprietà idriche (permeabilità, drenaggio) e l’acqua utile (vedi mappe del suolo, capitolo 3). Per calcolare il bilancio idrico in un determinato momento, viene sottratto il tasso di evapotraspirazione effettivo della coltivazione (ETc) ovvero l’evaporazione dell’acqua dal suolo e l’effettiva traspirazione della piantagione al livello di umidità iniziale, e sommata la quantità di pioggia effettiva (se avvenuta); si ottiene così il risultato di acqua utile accumulata nel terreno.
Il consumo idrico giornaliero dell’olivo si ricava dal calcolo dell’evapotraspirazione effettiva che si ottiene come segue: ETc = ETo * Kc
La tabella 1 rappresenta la proposta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), tuttavia per determinare con più precisione questi coefficienti, è possibile trovare correlazioni specifiche di Kc dalle immagini satellitari che forniscono i dati dell’indice di vegetazione (NDVI) di ogni appezzamento specifico (varietà, anno di piantagione, produzione annuale, vigore, ecc.).
Il Kc influenza direttamente l’ETo e di conseguenza la quantità di acqua necessaria all’olivo, quindi più preciso sarà il valore più accurato sarà il consumo.
Nel grafico nº 5, si osserva che nei mesi invernali e autunnali (gennaio, febbraio, ottobre, novembre, dicembre) la pioggia supera i valori ETc, mentre nei mesi di marzo, aprile e maggio, sebbene la situazione sia capovolta la riserva idrica del suolo è in grado di compensare la differenza tra Etc e le precipitazioni in modo che l’olivo non sia in deficit idrico. La riserva idrica del terreno è un serbatoio che assorbe la differenza tra ETc e la PE che si verifica nei mesi più secchi.
Nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre, la riserva idrica è stata esaurita, l’ETc supera le precipitazioni e l’olivo è sotto stress idrico.
Vedere tabella nº 2 per il bilancio idrico in funzione della riserva idrica iniziale del suolo.
Il volume di terreno considerato dipende dall’apparato radicale: la superficie del suolo è considerata come il limite superiore di questo volume e la profondità effettiva dell’apparato radicale come limite inferiore. Se la quantità di acqua che entra in questo volume di terreno in un determinato periodo di tempo è maggiore della quantità di acqua che fuoriesce, ci sarà allora il ripristino della riserva idrica mentre se ciò non accade ci sarà scarsità idrica. Negli esempi precedenti si osserva che nei mesi di gennaio e febbraio si verifica un drenaggio ovvero la perdita di acqua sotto le radici.
Il bilancio idrico (positivo o negativo) nel terreno è ottenuto dalla variazione dell’immagazzinamento dell’acqua dal profilo del suolo. La quantità di acqua che entra proviene dalle precipitazioni e la quantità di acqua che esce lo fa attraverso processi di drenaggio profondo (D), evapotraspirazione (ET) e deflusso superficiale (E). Il drenaggio profondo, in questo caso, rappresenta la perdita di acqua che esce dalla zona radicale che è il limite inferiore del volume del terreno considerato. In alcuni casi specifici, l’acqua può penetrare attraverso il limite inferiore del terreno per risalita capillare.
Si verifica una perdita per drenaggio una volta superata la capacità di immagazzinamento di acqua del profilo del suolo, questa acqua una volta superato l’apparato radicale non è considerata utile. È un fattore da prendere in considerazione nel calcolo del bilancio idrico; in caso di piogge abbondanti sarà necessario conoscere in ogni momento la capacità di ritenzione del suolo. Ad esempio, una pioggia di 75 mm in un terreno che al momento della pioggia ha 15 mm di acqua immagazzinata e la sua capacità calcolata è di 65 mm, riempirà il profilo del suono fino alla capacità del terreno e il resto (25 mm ) andrà perso tramite drenaggio.
La strategia di gestione dell’umidità del suolo prevede che durante i mesi di picco di richiesta di acqua il deficit idrico venga compensato attraverso l’estrazione dell’acqua immagazzinata nel suolo durante la stagione delle piogge (riserva).
Il terreno funge da serbatoio in cui è immagazzinata l’acqua, sebbene non tutta l’acqua esistente sia disponibile per la coltivazione. La quantità massima di acqua che la pianta ha a disposizione nel suolo è rappresentata dalla differenza tra la capacità del terreno (potenziale idrico di -1/3 bar) e la quantità di acqua quando il suolo è al 75% del coefficiente di avvizzimento permanente (-15 bar). Nella tabella del capitolo 3 dei terreni, sono indicati i diversi livelli di ritenzione in funzione della consistenza e del potenziale idrico. Per un terreno franco argilloso profondo un metro i diversi millimetri di accumulo d’acqua sono:
Capacitò accumulo di acqua (mm) in 100 cm di terreno franco argilloso
GESTIONE DELLE PIANTAGIONI
Varietà
Innanzitutto bisogna valutare l’opportunità di introdurre nuove varietà che meglio si adattino al sistema, più produttive ed efficienti (produzione /sezione del tronco) quali ad esempio Arbosana, Oliana e Sikitita (Foto 3). Il loro vigore ridotto e l’elevata produttività massimizzano la produzione per metro lineare di siepe. In poche parole a parità di dimensione di siepe producono di più ma con la stessa quantità di acqua.
Particolarmente interessante è il caso dell’Arbosana la cui maturazione tardiva consente di sfruttare le piogge autunnali e di recuperare le possibili carenze dei mesi estivi.
La varietà Lecciana
L’esistenza di nuove varietà provenienti da incroci di ibridazione di programmi di miglioramento genetico offre nuove opportunità per lo sviluppo di questo tipo di piantagione.
OAC 9805-01 – Arbosana x Koroneiki
- Produttività precoce
- Ramificazione aperta e abbondante
- Vigore medio Simile ad Arbequina
- Altissima produttività- Nessuna alternanza
- Resistente al freddo
- Tollerante alla siccità – adattato a terreni non irrigati
- Rendimento grasso
- 19% – 20% olio / IM: 1,5 – 2,4
- 45% – 51% olio sms
- Olio molto ricco di polifenoli
OAC 9804-07 – Arbosana x Blanquita de Elvas
- Produttività precoce
- 2º verde
- Fusto eretto e ramificazione pendula
- Basso Vigore – simile ad Arbosana
- Maturazione precoce – 5 – 6 giorni prima dell’Arbequina
- Altissima produzione. Nessuna alternanza
- Resistente al freddo
- Esigente in acqua e sostanze nutritive
- Dimensione media dei frutti – 1,5 – 2,3 gr
- Rendimento grasso
- 11% -16% olio / IM: 2,8 – 4
- 30% – 38% di olio sms
Formazione della siepe
Nei primi anni la formazione della siepe è più o meno rapida a seconda delle precipitazioni, in situazioni normali la siepe si forma in 3-4 anni. È necessario procedere rigorosamente alla spuntatura dei bordi laterali per mantenere una larghezza che aumenti di pari passo con l’altezza e che guidi la crescita verso l’alto.
La progettazione di una siepe di dimensioni adeguate è essenziale per renderla produttiva su tutta la superficie e per l’intero volume. Questo obiettivo è strettamente correlato ai concetti di illuminazione, porosità della siepe ed efficienza produttiva.
La scelta della struttura dovrà essere adeguata in base al tipo di terreno, varietà dell’ulivo e volume di precipitazioni nell’area; questi fattori ne determineranno in gran parte la velocità di formazione e le sue caratteristiche. Una siepe eccessivamente larga significherebbe una carenza di luce all’interno, la creazione di conseguenza di zone non produttive, nate nella maggior parte dei casi solo per non aver eseguito potature laterali annuali.
In questi casi, vi è un consumo di input (nutrienti, pesticidi, acqua di irrigazione) che vengono consumati dalla siepe senza però che questo consumo coincida con un aumento o una miglioria della produzione. Per evitare la perdita di queste risorse già limitate nei terreni senza irrigazione è necessario che gli olivicoltori riducano annualmente la larghezza della vegetazione della siepe ad una larghezza non superiore ai 60-80 centimetri ottenendo così una “parete vegetale” (Figura 1) perfettamente illuminata e pienamente attiva sia dal punto di vista della produzione di olive che del rinnovamento dei rami utili alla produzione dell’anno successivo.
La potatura meccanica invernale facilita questo equilibrio vegetativo-produttivo: minore è il potenziale del terreno (poche precipitazioni, minore capacità di ritenzione idrica del suolo, ecc.), minore deve essere la larghezza della parete vegetativa. Ad esempio ci si può ispirare alla potatura che viene effettuata in altre coltivazioni alimentate dalla pioggia come la vigna, dove il carico di gemme lasciate per ettaro viene calcolato in base al potenziale produttivo dell’appezzamento.
Le fasi nella formazione della siepe produttiva, la potatura laterale e i topping sono eseguite meccanicamente, mantenendo la larghezza della parete proporzionale all’altezza.
CONCLUSIONI
La coltivazione dell’olivo in siepe in terreni non irrigati in zone con precipitazioni tra 400 e 600 mm è una buona alternativa alle colture di cereali e la possibilità di meccanizzazione totale dal momento della semina si adattata alla filosofia dei coltivatori di cereali. La rusticità dell’olivo nelle zone poco piovose consente un controllo relativamente semplice di parassiti e malattie e offre la possibilità di effettuare anche coltivazioni biologiche ed ottenere così un prezzo finale dell’olio più alto. La gestione del terreno e della vegetazione sono gli strumenti a nostra disposizione per controllare la capacità produttiva in base alla disponibilità di acqua del momento.